Premesse
L’accesso all’acqua è un diritto umano, riconosciuto dalle Nazioni Unite come diritto universale al pari dei diritti economici, sociali e culturali. L’acqua, assieme all’aria ed alla luce solare, è indispensabile per tutti gli esseri viventi e costituisce un prerequisito per il diritto alla vita.
Per questo consideriamo l’acqua un bene comune, un bene sociale da condividere, in modo che non diventi generatore di guerre e conflitti tra popoli. I beni economici, nel funzionamento del mercato, sono sostituibili e possono essere scelti. L’acqua, proprio per la sua non-sostituibilità, non può essere considerata un bene economico od una merce.
Crediamo quindi che la mercificazione dell’acqua ed i processi di privatizzazione dei servizi idrici non siano il cammino adeguato per garantire tali prerogative, specialmente nei Paesi dove non esistono sistemi di protezione sociale.
La gestione etica dell’acqua rappresenta un aspetto fondamentale per la costruzione di un “altro” futuro comune a tutta l’umanità. Riteniamo per questo che il governo del ciclo idrico debba assicurare in maniera trasparente l’accesso universale alla risorsa includendo meccanismi di partecipazione dei cittadini e delle comunità, dalla gestione delle fonti di approvvigionamento, fino alla depurazione ed al controllo delle acque reflue.
L’ accesso all’acqua deve essere garantito dalla comunità internazionale sulla base dei principi di equità e solidarietà e facendo uso della risorsa idrica in modo razionale e sostenibile.
Denunciamo1
- la privazione della possibilità di accesso all’acqua per più di un miliardo di persone al mondo.
L’assenza di una fonte sicura di acqua è una delle principali cause di malattia e povertà. L’acqua impura e la mancanza di servizi igienico-sanitari adeguati sono i principali responsabili degli 1,8 milioni di decessi infantili all’anno; - l’evidente disparità di accesso all’acqua. Il consumo procapite medio negli Stati Uniti è di 575 litri a persona al giorno, in Europa è di 200-300 litri mentre nei paesi del Sud del mondo un abitante vive giornalmente con meno di 10 litri. Anche all’interno di uno stesso paese vi sono grandi disparità: i piùpoveri spesso non hanno accesso alla rete di distribuzione idrica e sono costretti ad approvvigionarsi presso rivenditori privati che forniscono acqua di peggiore qualità e a prezzi più elevati. Circa due terzidelle persone prive di accesso a una fonte d’acqua sicura vive con meno di 2 dollari al giorno. Le Nazioni Unite fissano a 40 litri al giorno il fabbisogno minimo mentre l’OMS afferma che al di sotto della soglia di 50 litri, si può già parlare di sofferenza per mancanza d’acqua;
- la progressiva riduzione delle fonti di approvvigionamento a causa dell’inquinamento e del prelievo eccessivo d’acqua. Secondo le stime dell’UNDP 1,4 miliardi di persone al mondo vive in bacini idrografici in cui l’utilizzo delle risorse idriche supera il livello minimo di ricarica naturale. Ciò si verifica nella maggioranza dei casi in regioni fortemente dipendenti dalla produzione agricola in cui la qualità dell’acqua è compromessa dall’inquinamento (per esempio la pianura del Gange in Asia del Sud, il Nord Cina e le alte pianure in America del Nord).
- l’eccessivo e non sostenibile consumo di acqua minerale in bottiglia. Il ciclo produttivo ed il consumo di acqua minerale hanno costi ambientali elevati. Ogni giorno nel mondo si svuotano più di 200 milioni di bottiglie di acqua che vengono trasportate principalmente su gomma con utilizzo di combustibile fossile. Ogni bottiglia, se non riciclata, impiega 500 anni a degradarsi. L’Italia ha il record mondiale di consumo: 184 litri a persona all’anno, a fronte di una media mondiale di 24 litri;
- l’inerzia delle strutture internazionali. Per raggiungere gli obiettivi del millennio riguardanti l’accesso all’acqua ed ai servizi igienico-sanitari entro il 2015 servono 10 miliardi di dollari all’anno.“Possono sembrare una somma ingente, ma deve essere inquadrata nel contesto. Rappresenta meno dell’equivalente di cinque giorni di spesa militare globale e meno della metà di quanto spendano i paesi ricchi ogni anno per l’acqua minerale” – scrive il Rapporto UNDP 2006.
Rivendichiamo
- L’accesso all’acqua come diritto sancito dalle istituzioni locali, nazionali e internazionali e garantito gratuitamente a tutti gli esseri umani, senza esclusione alcuna, in quantità universalmente ritenuta appropriata. Al di sopra di tale soglia, chiediamo che il diritto di accesso all’acqua sia gestito in modo tale da scoraggiarne lo spreco e l’utilizzo inadeguato;
- Il valore dell’acqua come bene comune dell’umanità, non mercificabile e non assoggettabile agli interessi economici e lucrativi;
- La salvaguardia e la tutela del territorio e della risorsa idrica come priorità dell’agire e della riflessione politica al fine di assicurare la vivibilità del pianeta anche alle prossime generazioni;
- Meccanismi di partecipazione delle comunità nella gestione delle risorse idriche, attraverso i contributi dei cittadini, delle realtà organizzate e dalla rete dei movimenti, al fine di realizzare uno spazio pubblico di gestione diretta;
- La costituzione di un fondo internazionale dedicato a progetti finalizzati all’accesso alle risorse idriche, alla gestione del territorio ed al mantenimento degli equilibri idrogeologici;
- La trasparenza nella gestione, attraverso il monitoraggio, da parte della società civile, delle strutture amministrative e delle scelte di investimento;
- La necessità di razionalizzare l’utilizzo dell’acqua ad uso agricolo e industriale, evitando sprechi, limitando l’inquinamento delle falde e adottando opportuni sistemi di riutilizzo e depurazione;
- Il controllo pubblico, democratico e partecipato dei servizi idrici.
Come rete italiana delle associazioni di Ingegneria Senza Frontiere ci impegniamo a:
- Sostenere progetti volti a garantire il diritto all’acqua e iniziative in cui l’acqua sia rivendicata come bene comune dell’umanità;
- Sviluppare campagne di educazione alla corretta gestione delle acque, sottolineando come la tutela e la salvaguardia dei nostri territori sia possibile solo attraverso il contributo di ogni individuo;
- Promuovere l’educazione ad un consumo consapevole delle risorse idriche mettendo in luce le conseguenze ambientali indotte dal consumo delle acque in bottiglia, al fine di incoraggiarne un utilizzo moderato e consapevole;
- Sensibilizzare i cittadini, le istituzioni e gli enti gestori sulla necessità di razionalizzare i consumi idrici, in particolare i consumi di origine agricola e industriale, promuovendo pratiche più efficienti ed efficaci di utilizzo della risorsa.
1 Dati relativi al Rapporto: Beyond scarsity: power, poverty and the global water crisis – UNDP 2006 http://hdr.undp.org/hdr2006/