Cos’è un Ingegnere-Cittadino?
Cittadinanza? Vasto programma. . . La volontà, la possibilità, la responsabilità, il dovere di impegnarsi nella vita e nel futuro della città. . . Dove porre un limite? In quale contesto si applica? E per gli ingegneri, quali sono le specifiche?
Ingegneri solidali e impegnati
Solidali, essi desiderano che i diritti vitali, sociali, economici e culturali di ognuno siano rispettati, alla scala del pianeta, nel rispetto delle generazioni future.
Impegnati, essi militano per questa causa in maniera concreta nei differenti luoghi in cui esercitano la loro pratica.
Questo impegno cittadino dell’ingegnere non deve infatti limitarsi alla sfera privata, ma costituisce un legame in tutte le sue attività, che siano in un quadro di studi, professionale o militante.
Un ingegnere cittadino è aperto agli altri e al mondo che lo circonda, pegno di appartenenza delle sue azioni che sono ancorate nella realtà e nelle preoccupazioni delle persone che sono sensate servire. Questa apertura gli permette di
confrontare i suoi obiettivi e i suoi metodi con l’ambiente al quale deve applicarli e di rimetterli in causa per migliorarli.
Questa filosofia della messa in discussione è una chiave essenziale per questo ingegnere che augura dare un senso alle proprie azioni, comprendere e padroneggiare i loro scopi.
L’ingegnere cittadino ha infine una premura permanente di concretizzazione dei suoi impegni, al suo livello, in maniera realistica e pragmatica in funzione delle sue capacità.
Ingegneri Responsabili e coscienti dei propri limiti
L’ingegnere cittadino considera che una soluzione tecnica non è che un elemento tra altri nella soluzione di un dato problema. Questo approccio teorico non ha senso finché non è confrontato con altre dimensioni, per esempio economiche, sociali, culturali, ambientali, giuridiche,. . . , e finché tutte le implicazioni non siano state considerate e studiate.
Dunque, l’ingegnere non è né formato né competente per posizionarsi solo di fronte a tutti questi aspetti. Per essere coerente dovrà lavorare in squadre pluridisciplinari.
La perizia sugli aspetti non tecnici non è quindi competenza dell’ingegnere. Tuttavia ha una doppia responsabilità su questi aspetti: deve da una parte avere coscienza dei suoi limiti e non improvvisarsi sociologo o economista e, da un’altra parte, richiamare specialisti e vegliare sul fatto che tutti questi aspetti siano stati considerati.
Il modello tecnico della società occidentale conferisce infatti all’ingegnere una responsabilità ed un potere particolare nella modificazione della società attraverso la tecnica. L’ingegnere cittadino deve avere coscienza di questo potere e dei pericoli che ne conseguono. È di sua competenza e suo dovere il vegliare affinché la tecnica resti al servizio dell’uomo e di non porre al contrario la società al servizio della tecnica.
Ha inoltre coscienza della specificità di ogni problema, dell’evoluzione delle pratiche e si pone in una costante logica di formazione che gli permette di meglio apprendere le questioni alle quali è confrontato e le implicazioni delle risposte che apporterà. Da studente a esperto, l’ingegnere cittadino ha senza tregua un dovere di apprendimento.
Questo ruolo e questa apertura che caratterizzano l’ingegnere cittadino gli permettono di avere uno sguardo critico sulle pratiche ingegneristiche. Essi gli conferiscono una legittimità e una responsabilità per posizionarsi e intervenire ogni volta pensa che la tecnica non sia più un mezzo, ma che diviene un fine in se stessa e che non è messa al servizio di intenzioni politiche e sociali.